Il numero è una ategoria grammaticale che indica la quantità di individui o cose di cui si parla. La maggioranza delle lingue, tra cui l’italiano, distingue soltanto tra singolare e plurale; altre, come il greco antico e lo sloveno, hanno anche la categoria del duale, riferita a due elementi, e alcune lingue australiane possiedono inoltre un triale, riferito a tre elementi.
Le parti del discorso che variano in base al numero sono le stesse che variano in base al genere: nome, articolo, aggettivo e pronome. Anche il verbo possiede la categoria del numero, ma con caratteristiche diverse. Nei modi finiti, infatti, distingue tre persone singolari e tre plurali, mentre nei modi indefiniti, non essendoci distinzione di persona, non esiste nemmeno singolare e plurale, con l’eccezione del participio, che infatti è una forma nominale del verbo.
Ogni lingua possiede regole proprie per la formazione del plurale: nelle lingue indoeuropee, come pure in molte altre, viene aggiunta una desinenza alla radice della parola. In italiano, le desinenze sono -i per i nomi maschili con singolare in -o e in -a e per i maschili e femminili con singolare in -e; -e per i femminili con singolare in -a. Esistono tuttavia numerosi casi particolari, riportati dai dizionari.
I nomi collettivi, relativamente a cui è possibile trovare alcuni esercizi su Linguaegrammatica.com in questa pagina, nonostante si riferiscano concettualmente a una pluralità di elementi, hanno numero singolare perché se ne considera l’aspetto unitario, appunto, di collettività.